Rivista del cinema italiano

1952-1955
Periodico
Mensile



Diretta da Luigi Chiarini, la «Rivista del cinema italiano» rappresenta un compromesso tra critica militante e saggistica accademica, con l’obiettivo di indirizzare l’evoluzione estetica e culturale del cinema italiano.

Storia e linea editoriale

Fondata diretta da Luigi Chiarini dopo l’estromissione da «Bianco e nero», la «Rivista del cinema italiano», pubblicata dal 1952 al 1955, è un esempio di quel compromesso tra la dimensione critico-militante e dimensione saggistica, quasi accademica, che caratterizzava l’organo del CSC sotto la gestione di Chiarini stesso.

La tendenza complessiva è verso una critica “indirizzante”, che osserva e valuta il cinema italiano, ne individua le tendenze migliori e ne promuove l’evoluzione estetica e culturale.

Nell’editoriale di presentazione il direttore, oltre a rivendicare la continuità tra «Bianco e nero» e questo nuovo periodico, dichiara di voler dare spazio non solo all’aspetto estetico, ma anche “alle ricerche e agli studi nel campo psicologico, pedagogico, medico, sociologico, scientifico, giuridico ed economico, […] ai rapporti tra il cinema e le altre arti”. Questi intendimenti si traducono in una struttura grafica e un’impostazione editoriale piuttosto tradizionali, in cui l’indice comprende una griglia ricorrente di rubriche  e contenuti: editoriali, saggi, lettere, recensioni, segnalazione di libri.

Sulla «Rivista del cinema italiano» appaiono spesso articoli che intervengono nel dibattito critico, teorico e storiografico dell’epoca, come ad esempio quelli di Galvano Della Volpe sul verisimile filmico, di Libero Solaroli sull’industria cinematografica italiana e di Guido Aristarco sul cosiddetto “specifico filmico”. La rivista ospita frequentemente scritti di ospiti di prestigio, da Zavattini a Ėjzenštejn; tra i collaboratori più assidui, oltre al prolifico Chiarini, compaiono Vito Pandolfi, Vittorio Stella, Saverio Vollaro, Glauco Viazzi.