Storia e linea editoriale
«Cinema nuovo» nasce nel dicembre del 1952 su iniziativa di Guido Aristarco, da poco allontanato dal suo posto di caporedattore per «Cinema» dopo contrasti con l’editore Vitagliano.
Sin dai primi numeri, «Cinema nuovo» si presenta come avamposto della lotta per una nuova cultura realista che Aristarco e i suoi collaboratori, in parte esuli da «Cinema», portano avanti su più fronti: editoriali spesso polemici incentrati su temi caldi della cultura non solo cinematografica, lunghe recensioni-saggio, rubriche dedicate al cinema e alle altre arti, interviste con cineasti e intellettuali, contributi di scrittori e fotografi, rubriche e iniziative rivolte ai lettori. Tra il 1952 e il 1958 il periodico è pubblicato con cadenza quindicinale e un aspetto grafico che lo avvicina a «Cinema» e ad alcuni rotocalchi coevi, per poi subire un cambio di formato e periodicità trasformandosi in bimestrale e, negli ultimi anni, quadrimestrale.
Con l’abbandono del modello rotocalchistico «Cinema nuovo» inizia a pubblicare articoli più lunghi di taglio storico-critico, molti dei quali influenzati dalla svolta lukácsiana del suo direttore. Oltre che per una tenace difesa del realismo critico, ormai subentrato al neorealismo zavattiniano dei primi anni, a partire da dagli anni Sessanta il progetto culturale del periodico si caratterizza per un’attenzione verso la teoria cinematografica, il rapporto del cinema con le altre arti, il dialogo fra critica cinematografica e discipline diverse (come psicanalisi, semiotica o sociologia) e, dagli anni Ottanta, le nuove tecnologie cinematografiche.
Alla morte di Aristarco, con il numero 361 del settembre-dicembre 1996 «Cinema nuovo» è mandato in stampa per l’ultima volta. Fra i collaboratori della rivista si ricordano: Barthélemy Améngual, André Bazin, Oreste Del Buono, Adelio Ferrero, Guido Fink, Román Gubern, Guido Oldrini, Lorenzo Pellizzari, Franco Prono, Renzo Renzi, Vittorio Spinazzola e Cesare Zavattini.