Mino Doletti

Storia

Mino Doletti, all’anagrafe Graziano Doletti, giornalista, sceneggiatore, scrittore, personaggio che ha dato un contributo fondamentale alla nascita e alla definizione della figura del critico cinematografico, nasce a Verona nel 1906. Figlio di un ufficiale di carriera del Regio Esercito, Giuseppe Doletti, che raggiungerà il grado di generale, entra a sedici anni nel partito nazionalista e in uno scritto autobiografico di fine anni Venti o inizio anni Trenta racconta di aver partecipato a spedizioni fasciste nel parmense e persino alla Marcia su Roma.

Studente in legge all’Università di Bologna, nel 1924-1925 inizia la sua carriera giornalistica all’interno della redazione del quotidiano di Parma “Il piccolo” e del foglio umoristico dei goliardi bolognesi “Il canto della mosca”. Nel 1926 entra nella redazione del quotidiano bolognese “il Resto del Carlino” e dal 1928 al 1937 diventa corrispondente dall’Italia e dall’estero per “La Stampa”. Nel frattempo, nel 1928, consegue la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Bologna con una tesi dal titolo “Tangeri e la questione marocchina”.

A cavallo degli anni Trenta diventa redattore, direttore e successivamente anche proprietario di un periodico umoristico-goliardico, “Il Pavaglione. Settimanale di vita bolognese”, e si dedica alla scrittura di diversi libri, tutti pubblicati con la casa editrice Cappelli: due di argomento cinematografico – L’Almanacco del cinematografo 1931 (1930) e Aneddoti del cinema (1930) – , due romanzi – Niente (1932) e Domani (1934) – , due racconti per ragazzi – Il giro del mondo (1930) e Gelsomino Lanciainresta (1937) – e tre reportage giornalistici di chiaro taglio propagandistico in favore del regime fascista – Al campo con gli avanguardisti (1929), Avanguardisti sui mari d’Oriente (1929) e Viaggio in Iberia con le avanguardie (1930).

Nel 1938, terminata la sua esperienza a “Il Resto del Carlino”, fonda insieme ai giornalisti Paola Ojetti e Giuseppe Vittorio Sampieri e grazie ai suoi ottimi rapporti con Luigi Freddi, a capo della Direzione generale per la cinematografia, il settimanale “Film”, il più popolare periodico di cinema, teatro e radio degli anni Quaranta che diventa un importante punto di riferimento per le generazioni che all’epoca s’interessano a vario titolo di spettacolo. Dal 1938 inizia a collaborare anche alla scrittura di diversi film e viene accreditato tra gli sceneggiatori in Follie del secolo (1939), I due Foscari (1942), La prigione (1943) e come soggettista in Senza cielo (1940) e I pirati della Malesia (1941).

Nella complessa situazione militare e politica italiana del 1943, Mino Doletti decide di scegliere la Repubblica di Salò spostando a Venezia la direzione della rivista, la quale diventa la pubblicazione ufficiale del cinema prodotto al nord, nel famoso “Cinevillaggio”. Questo gli costa alla fine della guerra l’emarginazione e la pubblicazione di “Film” riprende sotto la direzione di Franco Barbieri, mente Mino Doletti resta nella redazione come direttore editoriale.
Negli anni Cinquanta diventa direttore del settimanale “Film d’oggi” e partecipa alla scrittura del film Non vogliamo morire (1954). Negli anni Sessanta inizia a collaborare come critico televisivo del quotidiano romano “Il Tempo”, diretto da Renato Angiolillo, attività che manterrà sino a pochi mesi dalla sua morte nel 1987.